Neuroni entorinali codificano un valore di senso relativo al tempo

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 10 febbraio 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Negli esperimenti impiegati ordinariamente per studiare le basi neurali della formazione delle memorie episodiche, si allestiscono delle condizioni di saggio in cui i roditori di laboratorio devono compiere attività di perlustrazione alla ricerca della ricompensa, che li attrae in un luogo e li guida nel comportamento. I progressi compiuti negli ultimi decenni nella conoscenza dell’organizzazione e dei ruoli dell’ippocampo e della corteccia entorinale in questi comportamenti, hanno sempre più affinato i piani di indagine e reso sempre più specifici i quesiti sottoposti a vaglio sperimentale dai ricercatori: dalla scoperta delle cellule di luogo dell’ippocampo e delle cellule griglia della corteccia entorinale a oggi, il cammino è stato lungo, e si è passati dall’individuazione delle basi del “progetto funzionale biologico” al tentativo di comprendere come l’insieme di queste unità funzionali, cui si sono dati nomi suggestivi (la “bussola” della corteccia entorinale la “memoria spaziale” dell’ippocampo) si integrano nel guidare il comportamento.

Durante la locomozione orientata da un fine, l’informazione relativa al “cosa” (what), che descrive le esperienze nei periodi precedenti e seguenti la ricompensa, può essere combinata con l’informazione riguardante il “dove” (where), nella guida del comportamento e nella conseguente formazione delle memorie episodiche. Si ritiene probabile che questo processo di integrazione delle informazioni relative al what e al where si verifichi nell’ippocampo, che riceve informazioni spaziali (where) dalla corteccia entorinale mediale. Ma, in realtà la fonte dell’informazione relativa al “cosa”, al what, non è stata ancora individuata.

Nel 2007, in un nostro articolo dal titolo Griglia esagonale e ippocampo, avevamo indicato con diciassette anni di anticipo la direzione in cui indagare; infatti, si legge: “…in particolare, si dovrà chiarire il ruolo delle afferenze da una delle aree più importanti fra quelle direttamente connesse, ossia la corteccia entorinale laterale”[1]. John B. Issa e colleghi, proprio indagando la regione entorinale laterale, hanno identificato sub-popolazioni che codificano un valore di senso relativo al tempo, che integra le informazioni spaziali.

(Issa J. B. et al., Lateral entorhinal cortex subpopulations represent experiential epochs surrounding reward. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01557-4, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurobiology, Northwestern University, Evanston, IL (USA).

Forniamo alcuni spunti di neurofisiologia dei sistemi entorinali in rapporto con quelli ippocampali, per consentire al lettore di collocare lo studio qui recensito nel più ampio quadro di questo campo di studi[2].

L’intuizione dell’esistenza nel cervello di una mappa cognitiva dell’ambiente da parte di Edward Tolman è citata da Siegelbaum, Kandel e vari altri autori, quale primo antecedente documentato dell’ipotesi di lavoro che portò nel 1971 John O’Keefe e John Dostrovsky a scoprire nell’ippocampo di ratto una speciale mappa cognitiva dello spazio vissuto dall’animale.

Grazie al lavoro di John O’Keefe, oggi possiamo dire che la familiarità di un animale con un particolare ambiente è rappresentata nell’ippocampo da uno speciale schema di attività nelle regioni CA3 e CA1 di una popolazione di neuroni piramidali detti cellule di luogo o place cells. Ciascuna di queste cellule si attiva quando un animale entra nella zona di spazio corrispondente all’area di competenza della cellula, il “campo di luogo” o place field. Quando un animale entra in un nuovo ambiente, nel giro di pochi minuti si formano nel suo ippocampo nuovi campi di luogo, che rimangono stabili per settimane o mesi. Per queste proprietà, se si registra l’attività elettrica di un numero adeguato di place cells, è possibile ricavarne l’informazione relativa a dove si trovi esattamente l’animale in quel momento. In tal modo si ritiene che l’ippocampo costituisca una mappa dinamica dello spazio circostante. La dimostrazione da parte di O’Keefe della funzione delle cellule di luogo ha fornito la prima evidenza di una rappresentazione cerebrale dell’ambiente che consente all’animale un’agevole ed efficace traduzione delle intenzioni locomotorie in atti appropriati alle caratteristiche dello spazio. Questa mappa cognitiva non è organizzata secondo un criterio anatomico topografico o egocentrico, come la somatotopica del tatto sulla superficie della corteccia cerebrale, ma è una rappresentazione che si può definire allocentrica, essendo fissata ogni volta rispetto ad un punto del mondo esterno. In altri termini, è una rappresentazione dello spazio-ambiente relativa al punto in cui si trova l’animale.

La mappa cognitiva ippocampale dello spazio rappresentata nelle cellule di luogo, nei trent’anni seguenti, ha ottenuto numerose conferme sperimentali ma, sebbene la sua esistenza fosse diventata una nozione consolidata nella didattica, rimaneva un mistero come facesse questa popolazione cellulare a conoscere le informazioni spaziali necessarie alla sua funzione. In altri termini, non si riusciva a capire in che modo la mappa si costituisse, quale tipo di informazioni spaziali e in quale modo giungessero a queste regioni dell’ippocampo.

Nonostante l’impegno di molti ricercatori, si continuò a brancolare nel buio fino al 2005, quando Edvard I. Moser, May-Britt Moser e colleghi accesero una luce straordinaria con la scoperta di un nuovo sistema cellulare organizzato come una griglia che mappa lo spazio nella corteccia entorinale mediale secondo un criterio del tutto diverso[3]. I neuroni scoperti dai coniugi Moser, detti cellule griglia o grid cells, compongono con i loro assoni la via perforante diretta all’ippocampo, e, a differenza delle cellule di luogo ippocampali che si attivano solo quando l’animale è in una singola e specifica localizzazione, scaricano ogniqualvolta l’animale è in una di varie posizioni regolarmente spaziate a formare una griglia o grata a maglie esagonali. Questa grata consente al cervello di localizzare il corpo cui appartiene all’interno di un sistema di coordinate cartesiane proiettate sul suolo dell’ambiente circostante, ma indipendenti dal contesto, da elementi distintivi di un territorio o contrassegni caratterizzanti un luogo[4].

Le informazioni spaziali codificate dalle grid cells, secondo il criterio della griglia nella corteccia entorinale mediale, sono poi convogliate all’ippocampo dove sono elaborate nella chiave di singole rappresentazioni spaziali corrispondenti all’attivazione delle cellule di luogo.

Un filone recente e affascinante di indagini è quello che, con numerosi lavori, ha affrontato il problema dei rapporti fra la struttura funzionale delle mappe spaziali ippocampali e le basi neurali della memoria esplicita o dichiarativa[5].

Tanto premesso, ritorniamo al lavoro di John B. Issa e collaboratori.

La corteccia entorinale laterale, come hanno dimostrato gli autori dello studio qui recensito, rappresenta i tempi-chiave dell’esperienza (epochs) durante compiti di percorrenza guidati dalla ricompensa.

John B. Issa e colleghi hanno scoperto 3 distinte popolazioni di neuroni: 1) popolazione che segnala l’approccio allo scopo; 2) popolazione che segnala la partenza dallo scopo; 3) popolazione che segnala il consumo della ricompensa.

La sperimentazione ha evidenziato che, quando la ricompensa veniva spostata, queste tre popolazioni immediatamente modificavano le proprie rappresentazioni (shift) di ciascun tempo dell’esperienza in rapporto alla ricompensa. L’esperimento mediante inibizione optogenetica della corteccia entorinale laterale ha dimostrato che, eliminando l’attività delle tre popolazioni individuate da Issa e colleghi, si precludeva la possibilità di apprendere le nuove localizzazioni della ricompensa, confermando l’importanza anche per la ritenzione mnemonica del ruolo di questi neuroni.

L’insieme di quanto è emerso da questo studio indica che la corteccia entorinale laterale contiene un codice stabile dei momenti dell’esperienza in rapporto allo scopo, incluso il consumo della ricompensa, fornendo un’informazione centrata sul fine, per contestualizzare rispetto a un senso relativo alla fase dell’esperienza, l’informazione spaziale veicolata dalla corteccia entorinale mediale.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-10 febbraio 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 



[1] Note e Notizie 06-10-07 Griglia esagonale e ippocampo.

[2] Le nozioni qui proposte in estrema sintesi sono tratte da Note e Notizie 28-11-15 Una lezione sulla memoria dai coniugi Moser insigniti del Nobel nel 2014.

[3] V. Note e Notizie 24-06-06 Neuroni entorinali aiutano ad esplorare l’ambiente; Note e Notizie 06-10-07 Griglia esagonale e ippocampo (riporta in calce l’indicazione bibliografica per esteso dei due lavori che hanno comunicato la scoperta da parte dei Moser, oltre al riferimento al volume classico di introduzione all’argomento). Numerose altre recensioni si trovano scorrendo l’elenco delle “NOTE E NOTIZIE” (dall’11-03-2003 al 10-07-2010 sono rubricate come “ARCHIVIO NOTE E NOTIZIE” cui si accede dal fondo della pagina “NOTE E NOTIZIE”).

[4] Gli studi sulle grid cells sono proseguiti ed è stato dimostrato che la loro attività richiede il segnale neuroni che indicano la posizione della testa dell’animale, o cellule HD (head direction cells). In proposito si raccomanda la lettura della recensione della professoressa Richmond: Note e Notizie 14-02-15 Le cellule griglia hanno bisogno del segnale delle cellule HD.

[5] La memoria esplicita è costituita dalla memoria episodica e dalla memoria semantica.